Sarcoma da iniezione nel gatto: cause, sintomi e terapia

Parliamo di sarcoma da iniezione o sarcoma da inoculazione nel gatto, impropriamente detto anche fibrosarcoma da iniezione nel gatto, vedendone cause e cosa fare.

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Oggi parliamo di un dubbio che attanaglia spesso i proprietari: è meglio vaccinare i gatti per prevenire le malattie o è meglio non vaccinarli per paura che gli venga il sarcoma da iniezione? Fondamentalmente: vaccinare sì, ma il giusto, senza esagerare e senza fare vaccini inutili. Questo perché spesso si vedono morire gatti non vaccinati di forme di polmonite o gastroenteriti virali che non gatti che sviluppano sarcomi da iniezione. Ma questo non vuol dire vaccinare indiscriminatamente tutti, anche per malattie che il gatto non può prendere. Andiamo dunque a vedere che cos’è realmente il sarcoma da iniezione, come si manifesta e cosa si può fare, in modo da fare un po’ di chiarezza in merito.

sarcomi iniezione indotti felini, acronimo SIIF, sono tumori maligni di origine mesenchimale (del tessuto connettivo in pratica) che nascono nelle sedi classiche di inoculazioni di farmaci o vaccini sia sottocutanei che intramuscolari. Tendenzialmente hanno basse probabilità di metastatizzare, però per contro tendono a recidivare praticamente sempre, soprattutto se vengono asportati in zone in cui non è possibile mantenere dei margini di escissione ampi.

Curiosamente, questi tumori possono metterci anche mesi o anni a svilupparsi, il che vuol dire che un’iniezione fatta oggi potrebbe far sviluppare il tumore fra qualche anno, però hanno anche la peculiarità che, una volta che iniziano a svilupparsi, crescono rapidamente, anche in virtù del grado di malignità.

All’inizio, quando si sono scoperti i primi casi, si era imputata la causa ai soli vaccini per la leucemia felina e per la rabbia, in particolare quelli contenenti idrossido di alluminio come adiuvante (gli adiuvanti sono quelle sostanze inserite nel vaccino che garantiscono la stabilità dei ceppi vaccinali). Andando avanti con gli studi si è però capito che non sono questi vaccini, ma in pratica qualsiasi sostanza inoculata sottocute o per via intramuscolare in gatti predisposti geneticamente a sviluppare il tumore poteva causare la risposta infiammatoria che avrebbe condotto alla formazione del tumore. Se vi ricordate dicevamo poi che inizialmente si chiamava fibrosarcoma da iniezione, però il termine non è corretto in quanto se è vero che il fibrosarcoma è la forma più frequente, non mancano altre forme di tumori mesenchimali, quindi ecco che è più giusta la denominazione generica di sarcoma iniezione-indotto felino.

Ma c’è di peggio. Se avete notato abbiamo parlato di gatti predisposti geneticamente. Ebbene sì, non tutti i gatti sviluppano questi tumori, altrimenti vista la quantità di iniezioni fatte in mici poco collaborativi che non assumono nessun farmaco per bocca, sarebbero praticamente tutti malati. E invece no, questo perché ci va anche una predisposizione genetica di base per svilupparli. Inoltre gli studi hanno evidenziato che in questi gatti predisposti geneticamente, paradossalmente, basta anche solo un’iniezione senza inoculare nulla per scatenare la formazione del tumore, quindi vuol dire anche solo bucare la pelle con un ago senza iniettare niente o persino bucare la pelle per una banale sutura.

Ricapitolando, perché un gatto sviluppi un sarcoma iniezione indotto ci devono essere una serie di fattori concomitanti, l’eziologia si definisce multifattoriale:

  • gatto predisposto geneticamente (se non lo è, puoi inoculare di tutto e non accade nulla)
  • sostanze iniettate contenenti adiuvanti come l’idrossido di alluminio
  • in realtà nei gatti predisposti, basta anche solo l’inoculazione di sostanze in grado di scatenare una risposta infiammatoria, vedi antibiotici o cortisonici a lento rilascio, ma anche fili di sutura non riassorbibili
  • iniezioni multiple aumentano il rischio, ma sempre nei gatti predisposti geneticamente

La diagnosi si basa ovviamente sull’evidenziazione di un nodulo in sede di inoculo, a cui seguiranno tutta una serie di accertamenti per stadiare il tumore (radiografie del torace, esami del sangue, ecografia addominale, TAC, test FIV/FeLV).

Vale poi la pena di sottolineare un altro punto. All’inizio si diceva: fate le iniezioni intramuscolo nella coscia e non nel sottocute. Spesso i proprietari cadevano nell’errore di pensare che facendo le iniezioni nella coscia e non nel sottocute, il gatto non avrebbe sviluppato il tumore. Sbagliato, il motivo per cui si dice di farle nella coscia è purtroppo uno solo: se il gatto avrà la sfortuna di sviluppare questo tumore, visto che recidiva facilmente, se lo sviluppa nella coscia si potrà fare chirurgia radicale amputando la zampa ed essendo così sicuri che il tumore non possa, ovviamente, più ricrescere. Cosa difficile da fare in sede interscapolare in quanto si arriva fino al punto di asportare parte delle vertebre, ma ovviamente non possono essere asportate in toto, aumentando così i rischi di recidiva. Questo è l’unico motivo per cui si consigliava di fare le iniezioni per via intramuscolare.

Cosa fare

Dopo aver stadiato il tumore, se lo avete portato per tempo dal veterinario e non quando è diventato grande quanto un’arancia, la terapia base è la chirurgia a margini ampi, fermo restando che in sede interscapolare non è che si possa andare troppo in profondità, a meno di non pensare ad interventi più invasivi con asportazione di parti di vertebre (processi spinosi) o di porzioni di scapola. Ricordatevi che questi tumori praticamente sempre recidivano, a seconda dell’aggressività possono passare pochi mesi o anche anni.

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Alla chirurgia si può pensare poi di associare radioterapia e chemioterapia, la quale da sola però senza chirurgia non basta ad eliminare il tumore e si usa fondamentalmente solo per le metastasi. Anche se parliamo di tumori mesenchimali, quindi non sempre la chemioterapia si dimostra efficace.

Ovviamente in gatti che hanno sviluppato sarcomi da iniezione bisogna poi evitare il più possibile di fare nuove iniezioni, anche se obiettivamente in gatti poco gestibili che non assumono farmaci per bocca diventa poi virtualmente impossibile instaurare una qualsiasi terapia. Inoltre, evitare i vaccini inutili quando possibile (vedi gatto di età superiore ai 7 anni che vive sempre in casa e non ha mai contatti con l’esterno, si può pensare da questa età in su di fare il vaccino ogni due anni, arrivando anche a farlo ogni tre anni in gatti anziani).

Un’ultima considerazione: se il gatto sviluppa un sarcoma da iniezione e decidete per la chirurgia, fatela quando il nodulo è piccolo, non aspettate che diventi come un’arancia perché poi diventa difficile riuscire ad operarlo. Spesso il gatto viene portato a visita con un nodulo mediamente piccolo, si fa diagnosi, ma il proprietario vede che il gatto mangia, è vispo, non ha problemi e decide di aspettare di vedere come va, dicendo la solita frase “Quando poi vedo che sta male e non mangia più, lo addormentiamo, ma per adesso non voglio infliggergli una chirurgia”. Vi ricordate che però vi dicevo che questi tumori non danno grandi sintomi e raramente metastatizzano? Questo significa che il tumore crescerà, ne abbiamo visti di veramente giganti e alla fine il proprietario ti riporta il gatto con una massa tumorale gigantesca, ma con gatto che mangia, è vispo, fa tutte le sue cose e a quel punto pretende la chirurgia risolutiva perché ovviamente non si sopprime un gatto vispo, che mangia. Se un veterinario vi spiega l’evoluzione di una cosa simile è perché sa già come andrà a finire, magari ascoltarlo per tempo potrebbe essere un’idea. E non voler intervenire a tutti i costi quando ormai è troppo tardi.

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